La recente crisi pandemica ha portato alla necessità di ripensare completamente alle modalità di lavoro tradizionale, con una spinta propulsiva verso lo smart working.
Quello che in questi ultimi mesi è diventata una modalità, per la quasi totalità delle aziende mondiali, per rimanere a galla, si sta progressivamente trasformando in un concetto acquisito, che sarebbe sbagliato mettere da parte quando la situazione sanitaria rientrerà nella normalità.

Il termine lavoro ibrido o Hybrid Work nasce proprio in questo contesto, in cui le modalità di lavoro sono cambiate per tutti e in cui l’accesso fisico agli uffici non rappresenta più la condizione necessaria per svolgere un’attività professionale e connettersi con superiori, colleghi, collaboratori, clienti e fornitori.

Ma quindi cos’è il lavoro ibrido? Quali sono le premesse per il futuro? Ma, soprattutto, quali sono i numeri del lavoro ibrido in Italia e nel mondo?

Cos’è il lavoro ibrido?

Il lavoro ibrido, termine mutuato dall’espressione di derivazione anglosassione hybrid work, è una modalità di lavoro che comprende sia la presenza dell’organico aziendale negli uffici, sia l’attività in remoto, ovvero da qualsiasi luogo in cui vi sia una connessione internet e un dispositivo quale smartphone, tablet e personal computer.

Il lavoro ibrido è molto più di una via di mezzo tra il lavoro tradizionale e lo smart working, poiché rappresenta una sintesi tra le due attività.
Da questo punto di vista, è necessario tuttavia precisare che il modello teorico di hybrid work e le sue applicazioni pratiche possono differire, talvolta, in modo sensibile, poiché le aziende stanno sperimentando un periodo di rodaggio che segue un lungo periodo di emergenza, in cui la necessità di orientarsi verso lo smart working ha accelerato, con un’elevata dose di adrenalina, l’estensione del lavoro da remoto.

Il lavoro ibrido, pertanto, si presenta come una straordinaria opportunità di crescita per le aziende.
L’affiancamento delle attività nelle sedi centrali e periferiche delle aziende, a quelle da remoto, costituisce ormai una realtà consolidata per molte realtà produttive, anche in Italia.

Sebbene talvolta i numeri siano piuttosto impietosi nei confronti della crescita di tale fenomeno nel nostro Paese, molto più di altri l’Italia ha saputo cogliere le opportunità di innovazione rappresentate dagli strumenti tecnologici resi disponibili dalle aziende di telecomunicazioni.

Ciò che deve essere affinato, e in questo il nostro Paese vanta una tradizione secolare, è la cultura del lavoro ibrido.

L’idea che la produttività sia connessa al raggiungimento degli obiettivi personali e aziendali, piuttosto che alle ore trascorse sul luogo di lavoro, è un cardine del lavoro ibrido, che mira a razionalizzare al massimo le attività di impresa e a concentrare solo quando serve un numero adeguato di risorse nei locali aziendali, ad esempio per scopi strategici.

Se, fino a poco tempo fa, per monitorare l’accesso dei dipendenti presso gli uffici erano indispensabili i marcatempo e altre forme di controllo, ad oggi la realtà è cambiata, perché il monitoraggio del lavoro del personale può essere effettuato attraverso gli accessi al server aziendale e altre modalità.

Ma, soprattutto, il focus si sposta dalla verifica della presenza dei dipendenti in ufficio alla loro reale produttività, in base alle funzioni ricoperte nell’organigramma.

Quindi, non è più rilevante controllare che i collaboratori prestino la propria attività per il numero di ore stabilite nel contratto di lavoro, ma che questi svolgano l’attività con efficienza, stabilita sulla base di indicatori interni e in funzione degli obiettivi da raggiungere.

Chiaramente, la strada da percorrere per un hybrid work equilibrato è ancora lunga, sia perché è necessario creare i presupposti per una cultura aziendale in tal senso, sia perché le minacce informatiche rappresentano un’enorme sfida alla produttività dell’azienda.

Infatti, poiché il lavoro ibrido si basa essenzialmente sull’attività svolta da remoto, per mezzo di dispositivi elettronici connessi in rete, risulta indispensabile implementare le corrette strategie di difesa dagli attacchi di hacker e organizzazioni criminali che operano in ambito informatico.

Lavoro ibrido come passo successivo dello smart working

Secondo quanto riportato in un recente studio sull’hybrid work, il futuro del lavoro sarà incentrato proprio su questa modalità di lavoro.

La giornata di dipendenti e collaboratori non avrà un metro di valutazione basato unicamente sulle ore trascorse in ufficio, bensì sulla loro produttività.
È quanto emerge dallo studio condotto da una nota agenzia di lavoro di respiro internazionale e che focalizza le ricerche sul tempo presente, caratterizzato da una nuova normalità e in cui le dinamiche dello smart working si stanno progressivamente orientando verso scenari diversi, in cui il lavoro ibrido costituisce l’attore principale.

Lo studio si focalizza su un primo periodo, il 2020, durante il quale lo smart working era diventato, per le aziende di tutto il mondo, una necessità, per continuare senza troppi scossoni la propria attività e assicurare una sopravvivenza alla gestione di impresa.
La modalità di lavoro era soprattutto da remoto e l’adozione di una strumentazione adeguata è avvenuta piuttosto in fretta, a seguito di un primo periodo di assestamento.

Durante il 2021, tuttavia, la situazione ha registrato un’evoluzione, nel senso che la pandemia sta lentamente rientrando, sebbene i numeri non siano sempre incoraggianti.
Ad ogni modo, la vasta campagna vaccinale e l’implementazione di ampie misure di sicurezza, nei Paesi di tutto il mondo, ha consentito di ritornare a quella che, da più parti, è chiamata la nuova normalità.

Quali sono le tessere del puzzle che compongono la nuova normalità, dal punto di vista del lavoro?

L’indagine ha coinvolto quasi 15 mila lavoratori e dipendenti, in una pluralità di settori, in ben 25 Paesi in tutto il mondo.
L’obiettivo dello studio era quello di fotografare i cambiamenti avvenuti negli ultimi 18 mesi e preannunciare le prospettive per il futuro.

In base alle indagini condotte dalla ricerca, 8 lavoratori su 10 prediligono il mix tra il lavoro in presenza e quello da remoto, per diversi motivi.

Prima di tutto, è possibile conciliare meglio attività professionale e gestione della famiglia, senza stress eccessivo e rinunce che, nel lungo periodo, potrebbero portare un folto gruppo di lavoratori (soprattutto donne) a dover scegliere tra gli impegni professionali e quelli familiari.

D’altra parte, non tutti si sono dichiarati aperti allo smart working, pertanto è arrivato il momento di soddisfare anche le loro richieste, con una modalità di lavoro che consenta di presenziare in ufficio e confrontarsi con i colleghi e la dirigenza.
Molti collaboratori, infatti, hanno manifestato un senso di isolamento legato alle condizioni di lavoro da remoto.
Ciò ha determinato spesso un calo della produttività.

Mentre alcuni professionisti, in particolare i lavoratori autonomi, sono abituati a calendarizzare in modo naturale la propria giornata, i dipendenti sono poco avvezzi a tale sistema.

In questo senso, il lavoro ibrido consente di unire i diversi approcci al lavoro, quello da remoto e quello in presenza.

Ciò non significa voler accontentare tutti indiscriminatamente, ma stabilire una serie di regole che consentano di creare un ambiente professionale ricco di stimoli e orientato alla proattività dei membri del team, con un’attenta supervisione dei manager e del personale preposto.

Il mondo del lavoro ibrido sta lentamente prendendo forma: basti pensare alle app che forniscono servizi di consulenza, dal reclutamento di personale alle consulenze in materia di fisco e tassazione.

Caratteristiche del lavoro ibrido

Alla luce di quanto spiegato, le principali caratteristiche del lavoro ibrido sono le seguenti:

  • flessibilità: il lavoro ibrido consente di gestire in modo semiautonomo la propria attività professionale, grazie al connubio di prestazioni svolte da remoto e in presenza;
  • universalità: il lavoro ibrido coinvolge tutte le categorie di lavoratori, indipendentemente dal settore professionale di riferimento e dal genere di appartenenza;
  • trasversalità: il lavoro ibrido implica un vasto bacino di conoscenze professionali e skills, che spesso vanno ben al di là dell’utilizzo di un software gestionale e degli strumenti informatici considerati di base in un ufficio o presso un’unità produttiva standard. La trasversalità del lavoro ibrido attiene anche a una corretta ed equilibrata gestione del tempo, alla capacità di lavorare in un team anche a distanza e nel saper coordinare risorse che si incontreranno in tempi non necessariamente ravvicinati, per comunicare invece quotidianamente via Skype o conference call.

Numeri del lavoro ibrido

Per quanto riguarda i numeri del lavoro ibrido, considerando che la quasi totalità dei lavoratori intervistati nelle indagini ha dichiarato di apprezzare tale modalità di svolgimento della propria attività professionale, le statistiche indicano anche altri dati interessanti.

Ad esempio, quasi la metà degli intervistati ha dichiarato che, se il proprio datore di lavoro si rifiutasse di completare la transizione verso l’hybrid work, con ogni probabilità sarebbe orientato verso la ricerca di un nuovo impiego che lo preveda.

Inoltre, gli studi finora condotti hanno dimostrato che l’80% dei collaboratori inquadrati con il lavoro ibrido sono mediamente più produttivi rispetto ai periodi in cui dovevano presenziare in ufficio dalle 9 alle 5, l’orario standard delle aziende, prima della pandemia.

Ma non solo, perché proprio in riferimento a quest’ultimo tema, il 66% dei lavoratori coinvolti nelle ricerche ha affermato di essere preoccupato riguardo alla propria salute con un ritorno a pieno regime nei locali aziendali.

Un focus importante è anche quello relativo alla riduzione dei costi e, questa volta, è doveroso incentrare la propria attenzione sul management e i costi di gestione.
È ormai assodato che un sistema di lavoro ibrido consente di risparmiare oltre il 30% sui costi per l’affitto dei locali e di infrastrutture, considerate nel loro complesso.

Considerando che si stanno progressivamente affermando gli spazi di coworking in affitto per brevi periodi, equivalenti anche a mezza giornata, il lavoro ibrido consente una maggiore razionalizzazione delle risorse, umane, operative e logistiche.

Chiaramente, per implementare modelli di lavoro flessibili e razionali è necessario dotarsi delle adeguate strumentazioni tecnologiche, un provider di rete affidabile e sicuro, ma soprattutto di un’azienda in grado di supportare il cliente in tutte le fasi di gestione dell’infrastruttura in cloud, con le adeguate protezioni e politiche di accesso.

Lavoro ibrido in Italia

I numeri del lavoro ibrido in Italia sono piuttosto incoraggianti ed esprimono la tendenza di collaboratori e amministratori ad adeguarsi piuttosto velocemente alle nuove modalità di lavoro.

Nel nostro Paese, gli apprezzamenti nei confronti del lavoro ibrido sono stati espressi da più parti e, in particolare, dalle donne, che in Italia sono purtroppo penalizzate dalle politiche sociali promosse a livello centrale e che sono poco orientate a favorire l’occupazione femminile e a conciliarla con la maternità e gli impegni familiari.

D’altra parte, a rendere possibile l’espansione del lavoro ibrido contribuisce anche un potenziamento delle infrastrutture di rete e dal PNRR emanato dal Governo, che mira a digitalizzare le imprese e le Pubbliche Amministrazioni in tempi piuttosto brevi, per renderle competitive nel panorama globale in cui operano.

Se, da un lato, i vertici aziendali hanno trovato salvifico e allettante il ricorso alla strumentazione digitale per portare avanti l’attività dell’azienda, è anche vero che sussistono ancora rischi concreti, riscontrabili principalmente nel benessere generale dei lavoratori e per quel che riguarda i possibili attacchi alla rete aziendale da parte di hacker e organizzazioni che perseguono scopi illeciti.

Problematiche e/o vantaggi lavoro ibrido

A fronte dei numerosi vantaggi connessi al lavoro ibrido, sono da menzionare anche alcune sfide a cui questa tipologia di lavoro è soggetta.
Per quanto concerne l’aspetto personale, va rilevato che, soprattutto nel nostro Paese, va coltivata una cultura di impresa in tal senso e che sia orientata alla collaborazione e al raggiungimento degli obiettivi.

Inoltre, gli amministratori dovranno imparare a essere leader piuttosto che capi, guidando un team di lavoro sia da remoto, sia in presenza. Ciò implica una forte attitudine alla leadership e alla motivazione, cosa differente da un mero controllo formale e dallo stabilimento di politiche di incentivi o richiami.

Infine, tra gli elementi che meritano attenzione rientra la sicurezza della rete informatica. Poiché il lavoro ibrido trae gran parte della sua ragion d’essere nell’attività in rete (anche in presenza), è indispensabile provvedere a implementare le giuste misure di sicurezza per proteggere la rete dagli attacchi informatici e promuovere, all’interno dell’organigramma aziendale, corrette politiche di accesso ai dispositivi personali e in dotazione dell’azienda, per evitare di fornire agli hacker punti di accesso per violare il network e causare il blocco del sistema.

Per saperne di più su come tutelare la tua azienda e su come avvicinarti con maggiore sicurezza al lavoro ibrido, puoi contattarci, i nostri esperti saranno lieti di mostrarti le soluzioni migliori studiate per aiutare i lavoratori e tutelare la sicurezza dei dati sensibili aziendali.

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